Un anello di cresta sulle montagne del Velino

dal valico delle Chiesole una classica fino al Puzzillo.
Panoramicissima e classica "passeggiata" in bilico tra la piana di campo Felice e la valle del Morretano; una salita lenta toccando il monte Fratta, il Cornacchia e il Puzzillo, la discesa sul passo del Morretano per poi risalire la lunga dorsale della Torricella. Rientro tra i colori autunnali della valle del Morretano ed il bosco ormai spoglio.


Escursione già proposta, percorsa e ripercorsa diverse volte ma non c’è niente da fare, non siamo capaci di starci lontani per troppo tempo e periodicamente dobbiamo rifarla; si tratta di un bell’anello in zona Velino, sopra Campo Felice, un percorso prevalentemente in cresta, facile ma non breve, arioso, dai larghi orizzonti e sempre molto molto piacevole. Stavolta poi siamo in compagnia di Giulia che è stata dappertutto ma che il Velino l’ha solo sfiorato per cui c’è uno stimolo in più, la montagna condivisa è più bella. Salendo dal casello di Tornimparte per Campo Felice prima di arrivare sulla piana, un paio di chilometri prima, si parcheggia pochi metri dopo il cartello del Valico delle Chiesole, a bordo strada; si alzano lì a fianco un paio di tracce che convergono su una unica che per un breve tratto scorre parallela alla strada in direzione Nord, non ci sono segnali ma è molto evidente e presto prende a salire con stretti tornanti dentro il bosco. Raggiunge nel giro di dieci minuti la cresta che da lì diventa la traccia da seguire in direzione Sud. Quindici minuti circa, quando termina il bosco, si prende a salire con pendio più marcato fino alla cima del monte Fratta (+50 min.), dove resiste un bell’omino di pietre, due rami legati per improvvisare una croce che volerà via ai primi venti sono incastrati tra le pietre e non manca nemmeno la mano del solito grafomane che ha tenuto a confermare la quota dei 1878m di questa prima cima della lunga cresta. Da questa vetta si aprono i panorami che distingueranno tutta l’escursione, la giornata favorevole li esalta e c’è solo da fare la conta delle montagne che riusciamo a distinguere; dal Terminillo, al Vettore e alla Majella, le decine di montagne del Velino sono tutte intono che si confondono accavallandosi. Sotto a sinistra si allunga la lunga piana di Campo Felice che è sempre un bel vedere e se volete una bella piatta incongruità, a destra scorre la lunga valle del Morretano. Dal monte Fratta il profilo di cresta si legge bene già fino al Puzzillo, a tratti sotto la linea di cresta, prevalentemente sul suo filo è un continuo sali scendi con qualche facile passaggetto roccioso; una sola perentoria salita per il monte Cornacchia (+1.10 ore), primo dei tre 2000 della giornata, ma breve e facile e soprattutto gratificante perché una volta sopra si aprono orizzonti ancora più vasti verso Sud dove si aprono spiragli fino al Magnola e Sirente e anche più giù. Il Puzzillo è la cima quasi 2 chilometri più a Sud in fondo alla lunga, più o meno piatta dorsale che vira verso Sud-Est, dal Cornacchia al Puzzillo è davvero una passeggiata trionfale in faccia alle montagne del Velino e in bilico su due valli, uno dei tanti pezzi di Velino che amiamo particolarmente; lenti, tra una chiacchiera e l’altra e i tanti pensieri che in montagna accompagnano sempre raggiungiamo il Puzzillo (+40 min.), una importante piramide di pietre lo sormonta, nel mezzo è piantata una semplice croce, come quella del monte Fratta formata da due rami legati con delle corde ma più importante, anche questa di sicuro destinata a durare il tempo che rimane da qui alle prime bufere. Alla quota e al battesimo della cima col pennarello ci siamo abituati, nemmeno speriamo più di non incontrare il grafito del protagonista di turno, ma su questa cima si sono battuti, ghirigori e cornicette intorno alla quota, con pennarello diverso e di colore rosso; avanti il prossimo, c’è posto e di pietre ce ne sono una infinità ma sappiate che vi continuerò ad insultare fin tanto avrò fiato. Sostiamo a lungo in vetta, la giornata e il panorama meritano davvero; per raggiungere la sella sottostante, il Vado del Morretano dobbiamo ritornare indietro in cresta per poche centinaia di metri, fino ad una selletta appena pronunciata, la traccia non è affatto evidente e tanto meno marcata, se si presta attenzione dei piccoli omini appoggiati su rocce più grandi sul versante che scende verso il passo, segnalano la direzione, basta raggiungere il primo per trovare la traccia più marcata e in pochi minuti dopo una serie di stretti tornanti si raggiunge la sella (+30 min.) dove delle paciose mucche pezzate di rosso se ne stanno a ruminare e ci degnano appena di uno sguardo. Risaliamo sul versante opposto e prendiamo l’evidente traverso in direzione Nord-Ovest che raggiunge la dorsale successiva; dopo una serie di leggere elevazioni raggiungiamo l’omino di vetta della Torricella, ultimo 2000 della giornata, balcone ancora più vicino alle montagne nel cuore del Velino, di fronte all’Uccettù. Non rimane che scendere continuando nella stessa direzione Nord. Non c’è traccia marcata, dolci elevazioni aggirano profondi avvallamenti, seguendo il crinale atterriamo ai limiti del bosco che chiude la dorsale della Torricella; più per intuizione che per la presenza di una vera e propria traccia tagliamo nei pressi di una radura per entrare nel tratto più stretto e meno ripido del versante boschivo; in pochi minuti atterriamo sull’ampia carrareccia della valle del Morretano dove incontriamo le prime persone della giornata. Non rimane che seguire la strada, il bosco è spoglio, lascia filtrare luce calda, invita ad una rilassante chiacchierata che ci accompagna fino al rientro sul Valico delle Chiesole. L’ampio stradone dopo 3 chilometri confluisce nei pressi dei prati del Cerasolo sulla carrareccia che proviene da rifugio del Cerasolo e dalla valle dell’asino; in leggera salita rimangono quasi altri 3 chilometri fino al valico (+1,50 ore). Il sole è ancora alto e il pomeriggio tiepido, come sempre quando si chiude questo anello si ha la piacevole sensazione di aver toccato montagne vere e belle poste nel mezzo ad un vastissimo mondo di altre montagne ancora più belle, si ha la sensazione di aver camminato tanto ma senza accusare stanchezza, e come sempre quando si risale in macchina si è certi che si tratta solo di una questione di tempo per ritornarci ancora, è sicuramente uno degli angoli di Appennino che amiamo di più. Per la cronaca l’anello è lungo circa 14 chilometri e si supera un dislivello di poco inferiore agli 800 metri.